Così dicendo si immagina di trovarsi davanti ad una stori pesante e troppo impegnativa. Ma questa volta ero caduta in errore.
La protagonista del romanzo è Bonaria Urrìa, anziana donna della Sardegna degli anni '50. Agli occhi della sua fill'e anima, Maria, la Tzia Bonaria è una sarta, ma, nella realtà, tutti sanno che la donna è molto meglio nota in paese per essere l'Accabadora, ossia colei che accompagna alla morte, l'ultima madre.
In un racconto breve di sole 160 pagine, la scrittrice riesce a scatenare nel lettore una miriade di sensazioni, di domande e anche di risposte.Ho apprezzato molto la scrittura della Murgia la quale con semlici tratti riesce a rendere chiaramente le caratteristiche di tutti i personaggi e dei luoghi. Pare di sentire gli odori dell'uva e dei dolci che vengono preparati nelle cucine delle donne sarde.
Anche se il tema è l'eutanasia, fa da protagonista della storia la colpa, quella conosciuta e quella segreta, quella per aver commesso un atto e quella per avervi assistito.
Una delle frasi più belle di Bonaria Urrìa è "Non dire mai: io di quest'acqua non ne bevo", un caposaldo della mia filosofia di pensiero :-)
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