mercoledì 27 aprile 2011

Il profumo delle foglie di limone - Clara Sanchèz

Incipit: sapevo cosa stava pensando mia figlia mentre mi guardava preparare la valigia con i suoi occhi scuri penetranti e un po’ impauriti. Erano come quelli di sua madre, mentre le labbra sottili le aveva prese da me, anche se, con il passare degli anni, facendosi più rotonda, aveva finito per somigliare sempre di più a lei.
Un romanzo a due voci, quella di Juliàn, anziano signore sopravvissuto al campo di concentramento di Mauthausen, e quella di Sandra, giovane donna di circa trent’anni, incinta di un uomo che non è certa di amare, che trascorre le sue tranquille giornate nel villino estivo della sorella situato nella Costa Blanca che, a settembre, è ancora immersa nel calore estivo che va a scemare, con nell’aria ancora il profumo delle foglie di limone.
Juliàn e Sandra si incontrano per caso. Juliàn da la caccia ai nazisti sfuggiti alla legge e si imbatte nella coppia dei coniugi Christensen, efferati assassini di guerra. Sandra, invece, viene amorevolmente soccorsa e accolta da una coppia di miti e anziani signori…Karin e Fredrick Christensen. Costoro diventano per lei come come i nonni che non ha mai avuto. Momento dopo momento, le regalano una tenera amicizia, le presentano persone affascinanti, come Alberto, e la accolgo nella grande villa circondata da splendidi fiori. Un paradiso che in realtà nasconde l’inferno.
La storia inizia con le migliori premesse e promesse fatte di storia e di suspance, ma, via via, il tutto sembra confondersi e perdersi in una bolla di sapone.
Il libro si fa leggere, tiene incollati alle pagine, ma la sensazione alla fine è quella di essersi aspettati un genere di romanzo e averne invece trovato un altro.
Le recensioni delle maggiori testate giornalistiche erano entusiastiche, quelle dei lettori un po’ più tiepide.
Ad ogni modo la coppia di tedeschi è inquietante davvero, i loro sguardi, i loro segreti neppure sussurrati mettono i brividi. La sensazione di vedere Sandra rinchiudersi sempre più in una prigione senza sbarre provoca una certa ansia.
La storia d’amore con l’”anguilla” (alias Alberto) è un po’ inverosimile e lo è soprattutto il finale che mette in luce l’identità di quest’ultimo, ma non voglio svelare nulla.
Mi è piaciuto il rapporto tra Sandra e Juliàn, è stato come mettere in contatto, in comunicazione, due generazioni lontanissime tra loro, ma che avevano molto da dirsi e da darsi.
***1/2
*Era un abito di chiffon rosso un po’ luccicante. Con quello addosso Karin sembrava un regalo, un regalo la cui parte migliore era la confezione.

*Non lasciarti suggestionare dal male. La grande specialità del male è farti credere che ha più potere del bene


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