mercoledì 18 aprile 2012

DALLA SCRIVANIA DI JACK!

FINO ALL'ALTRA FERMATA
Vittoria Coppola

Finito con piacere il primo libro dell’amica Vittoria Coppola “Fino all’altra fermata” un libro pieno di ricerca di sè, nel primo libro la protagonista è Anita una donna che guarda il mondo come se fosse con una lente perenne ad osservare minuziosamente ogni singolo attimo, movimento, situazione, allo stesso tempo Anita è malinconica bisognosa di affetto e di una persona che la completi veramente. Anita è una ragazza in cerca dell’amore. 
Si è appena lasciata con il fidanzato il cui nome nel testo non è menzionato, il quale troppo tardi si ricorda dell’esistenza di Anita e cerca di riconquistarla in tutti i modi ma non sa che la giovane donna ha preso finalmente il coraggio di chiudere definitivamente questo capitolo della sua vita per dare spazio a nuove aspettative. In una bar Anita conosce il suo nuovo ragazzo Andrea riflessivo e taciturno che attraverso un diario c’è lo descriverà in tutte le sue sfumature facendoci cogliere quasi una maniacalità nel bisogno di essere compresa e voluta bene. Le cose con Andrea non vanno per il meglio, grazie anche allo zampino della migliore amica Teresa che sarà l’amica scomoda e che verrà perdonata successivamente in nome dell’amicizia. Nella storia c’è anche un mio amico Paolo napoletano con cui Anita si confida quotidianamente anche solo con sguardi, in fondo troppe parole non servono quando la comprensione è la più alta forma di benevolenza. Questa amicizia la porterà ad un ennesimo dolore e questo spingerà Anita a seguire il suo sogno quello di diventare scrittrice. Così decide di iscriversi ad un corso di scrittura creativa e qui conosce l’insegnante Diego di cui si infatuerà ma questa amore porterà ennesimo dolore in quanto Diego è già impegnato con la compagna Ludovica che porterà non poche gelosie. Finalmente Anita conoscerà l’uomo tanto atteso e agognato su una spiaggia Stefano con il quale camminerà “senza fretta... a piedi nudi, fino all’altra fermata” da qui nasce il titolo del libro. La seconda parte del libro trova protagonista una donna già matura Speranza triste allegoria della via quarantenne che è appena uscita dal coma ed ha tre figli: Paolo che ama la musica, Andrea una ragazza dal nome maschile ma piena di femminilità e Anita la figlia più piccola. Speranza è rimasta vedova diciottenne da Luigi e uscita dal coma appunto decide di seguire degli incontri con una psicologa dove vediamo quanto forza a appunto Speranza dopo tutti i mali che la vita gli ha riservato le ha avuto la voglia di andare sempre avanti e per l’appunto di non perdere mai la “Speranza”. Due storie potremmo dire parallele quasi una la proiezione dopo venti anni dell’altra è una sorta di disincanto in cui l’autrice ha pesato di poter immaginare cose sarebbe successo se….a me è piaciuto darci questo connotazione. Ringrazio vivamente Vittoria per la bellissima dedica e non posso che dirgli di cavalcare l’onda del suo secondo libro “Gli occhi di mia figlia” che sta ottenendo moltissimi consensi. In bocca a lupo!

“Recuperare il rapporto con Teresa, significava “consolare” la bambina che avevo dentro e che, per troppo tempo, avevo costretto a rincantucciarsi in un angolo.”

“Alla fine ha saputo inebriarsi del sentimento più puro, intenso, ha saputo cos’è l’amore comunque, in ogni caso, a ogni costo. Anita ora cammina per mano con lui e, anche se scalza, non sente dolore o fatica, perché lui la solleva quanto basta. Il suo amore le ha legato al dito un aquilone con cui, nonostante il suo latente disincanto, può finalmente alzarsi in volo…”

“L’amore ci rafforza e ci rende schiavi in egual misura. L’unica soluzione è vivere e gioire ogni giorno.”
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