sabato 1 settembre 2012

MUORI PER ME - Karen Rose

TRAMA
Sedici fosse: alcune di esse sono ancora vuote, altre ospitano cadaveri disposti con una cura meticolosa. Le vittime sono state brutalmente torturate e le tecniche di cui si serve l’assassino provengono da una delle epoche più oscure dell’umanità: l’Inquisizione. È per questo che il detective Vito Ciccotelli decide di rivolgersi a Sophie Johansen, un’archeologa specializzata in storia medievale. Nonostante gli anni di esperienza i due si ritrovano ad affrontare la lama affilata del terrore. Il killer non ha ancora finito la sua opera, e chi cercherà di fermarlo rischia di trasformarsi nella nuova pedina del suo gioco di morte. Vito teme che il prossimo grido di orrore possa essere quello di Sophie, proprio ora che l‘ha trovata, ora che la passione è tornata a travolgerlo.



Inizio col dire che leggo un po’ tutti i generi letterari. I thriller, però, sono una mia vecchissima passione ed ho forse sviluppato per questo genere una ipercriticità.
Tutto sommato, comunque, non chiedo moltissimo ad un romanzo di questo genere, i miei punti fermi sono:
1. Le indagini devono essere condotte in maniera abbastanza realistica
2. Il libro non deve essere scritto in modo troppo elementare
3. L’eventuale storia d’amore non deve essere preponderante rispetto al giallo
4. I protagonisti non devono essere dei supereroi ad ogni costo
5. Non deve scoprirsi da su subito chi sia il colpevole.
Leggendo  questo romanzo ho appurato che spesso questi “canoni” per me importanti non sono rispettati.
Di buono posso dire che l’idea non è male, che in qualche modo c’è stato un discreto tentativo di creare suspance, che i personaggi e gli ambienti sono ben delineati e descritti e che il libro non annoia, anzi, si fa leggere con curiosità.
Però, però, ahi! Ahi! Ahi! Innanzitutto Sophie ha circa 27/28 anni e conosce dieci lingue incluso il latino!! Per carità, magari esiste pure un fenomeno del genere, ma lo classificherei appunto come fenomeno del tutto inusuale. E’ un’archeologa con una certa esperienza alle spalle ed è bella come una dea greca…se tutto questo non è un po’ inverosimile…
Vito Ciccotelli, il detective di turno, si innamora di lei perdutamente appena la vede, al secondo giorno capisce quanto lei sia importante per lui e al terzo ha già deciso di sposarla (!!!). Tutto questo in tre giorni consecutivi tra loro.
Parliamo delle indagini. Trovo le identificazioni dei corpi un tantinello affrettate e rapide. C’è una scena fra tante che mi ha colpita maggiormente: Ciccotelli si reca a casa della presunta vittima per accertarsi che si tratti proprio della persona il cui cadavere è stato rinvenuto nel campo/cimitero del killer. Il detective arriva a casa della persona in oggetto, rimane lì pochi minuti, rientra in auto, chiama il suo capo e dice che le impronte corrispondono a quelle della vittima, ma quando ha fatto il confronto? Mentre scendeva le scale (?????).
Altra scena dubbia che mi ha fatto sorridere è quella in cui una delle vittime che sta per essere torturata dal killer fa partire una chiamata dal cellulare verso casa, qui si attacca la segreteria che registra l’intera scena ,tortura inclusa…ma vi risulta che ci siano segreterie telefoniche così capienti da registrare un’ora di telefonata? E il famoso beep?
Insomma scene come queste non mi hanno fatto apprezzare del tutto questo romanzo, non considerando che già dalle prime pagine avevo già capito chi fosse il colpevole (e non perché io sia molto perspicace).
Con queste mie critiche non voglio dire che Karen Rose non sappia scrivere, inoltre il tutto rimane pur sempre un mio stretto parere personale, non voglio fare il critico in poltrona che non sono. Ma credo che, per quanto il romanzo sia un’opera di fantasia, ogni genere deve avere dei canoni importanti da rispettare. Se si scrive un giallo poliziesco o un thriller soprattutto.
Oggi si sta tendendo a creare un nuovo genere il “thriller al femminile” ossia diretto alle donne. Ma esiste un thriller al maschile e uno al femmile? Se con questo si intende che si vuol dare un maggior tocco di rosa va pure bene, ma bisogna anche essere in grado di scrivere tanto il rosa quanto il noir. Voglio a tal proposito ricordare un grande autore quale Giorgio Scerbanenco che reputo un grande scrittore di noir, il quale per decenni ha scritto romanzi esclusivamente rosa.
Quindi, da lettrice, posso affermare di essere assolutamente intransigente in una cosa, quando si scrive un thriller bisogna essere assolutamente realistici nello sviluppo del romanzo altrimenti si rischia di cadere nel ridicolo e provocare qualche risata non programmata.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho trovato molto interessante la tua opinione molto ben argomentata. Spesso gli editori pensano più a creare un prodotto commerciale che ai dettagli, ma sono questi ultimi a decretare il successo. Ciao!

Grazia ha detto...

Ciao, grazie per il tuo commento ;-)

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