Gli anni descritti dalla Nemirovski sono più o meno sempre
quelli che vanno tra la prima e la seconda guerra mondiale.
Questo romanzo non
è, tra i suoi, uno di quelli che ho più gradito, forse perché la storia mi pare
scorrere stancamente, però quello che cattura è sempre il suo modo di
descrivere gli stati d’animo. Sembra quasi di vivere l’angoscia del
protagonista, Jean Luc, un giovane spiantato, la cui famiglia, un tempo di
media estrazione, si trova ad affrontare un periodo difficile, il padre malato,
la matrigna una donna molto debole e un fratellastro ancora troppo giovane per
farsi carico dei bisogni familiari.
In questa situazione triste e buia Jean Luc crede di aver
trovato in Edith l’amore della sua vita, ma presto viene disilluso dalla
scoperta dell’imminente fidanzamento di lei con un ricco rampollo. E qui
assistiamo alla decisione che fa prendere una svolta alla vita del nostro
protagonista. Jean Luc infatti, ormai disamorato, decide di possedere comunque
la ragazza e strada facendo elabora il piano di ingravidarla in modo da
sposarla e assicurarsi un posto nella buona società.
Ma sovente a fare i conti senza l’oste non è che ci si
guadagni poi tanto. Il piano fino ad un certo punto ha successo ed Edith rimane
incinta, ma il suocero non approva l’unione tra i due ragazzi e li abbandona
sul lastrico, raggiungendoli presto per via del fallimento che porterà alla sua
rovina.
Insomma una vita, quella di Jean Luc, senza amore, sempre a
caccia di una posizione che gli consenta di essere preso in considerazione, di
poter mostrare il suo vero valore in una società che bada alle apparenze più
che alla sostanza. Una corsa disperata,
la sua, che gli farà perdere di vista il
valore più grande della giovinezza, la libertà
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