sabato 31 agosto 2013

IL SENSO DI UNA FINE - Julian Barnes

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Più riguardo a Il senso di una fineIl senso di una fine…mai titolo (o traduzione di titolo) fu più azzeccato. Sì, perché il fulcro di questo breve romanzo di Julian Barnes sta proprio nel capire il perché del suicidio del brillante e giovane Adrian, ossia il senso della sua fine.


Protagonista della storia è Tony Webster, uomo qualunque, con una vita qualunque, divorziato dalla moglie Margaret, continuamente assalito da dubbi e incertezze.

Nella prima parte del romanzo, il capitolo uno (il romanzo si snoda su due capitoli), incontriamo il protagonista ed i suoi compagni di scuola proprio all’epoca dei fatti, e per fatti intendiamo l’incontro col nuovo studente Adrian, così avanti rispetto a tutti loro, il passaggio al college, i primi incontri amorosi…fino all’apparentemente immotivato suicidio del suddetto Adrian.

Nella seconda parte veniamo catapultati nel presente. Qui Tony riceve una lettera da uno studio legale che gli annuncia il lascito (da parte della madre della sua ex fidanzatina Veronica, poi fidanzata di Adrian) di una modica cifra e del diario dello stesso Adrian.

Da questo momento Tony è costretto a rivangare il passato, a rincontrare Veronica, a fare i conti con le parole dure scritte ai suoi amici, a cercare di capire perché Veronica non voglia consegnargli il diario che gli spetta e che lei personalmente ora conserva. Tante le domande: perché la madre di Veronica ha pensato di lasciare qualcosa proprio a lui? Perché era in possesso del diario di Adrian? Perché Veronica si ostina ad essere così misteriosa?

A tutte queste domande verrà data alla fine una risposta che  non sto qui ad anticipare e che forse alcuni lettori comprenderanno man mano che andranno avanti, pagina dopo pagina.

Di sicuro però, alla fine, ciascuno si dirà che non sempre tutto è come potrebbe sembrare.

La scrittura è scorrevole e gradevole, non conoscevo questo autore, ma mi è piaciuto il suo modo di far apparire agli occhi del lettore delle immagini nitide seppure non perdendosi in minuziose spiegazioni.

Alcuni passaggi tratti dal romanzo:

-          Ad insegnarci la malleabilità del tempo basta un piccolissimo dolore, il minimo piacere. Certe emozioni lo accelerano, altre lo rallentano

-          Al tempo era tutto più facile: c’erano meno soldi, nessun gadget elettronico, una scarsa tirannia della moda, nessuna ragazza. Niente che ci distraesse dai nostri doveri umani e filiali, vale a dire studiare, superare gli esami, sfruttare il titolo di studio per trovarci un lavoro e infine mettere insieme una vita migliore di quella dei nostri

-          Sì certo eravamo presuntuosi, se no a che serve essere giovani?

-          …mi capitò di chiedermi come mai Veronica non portasse mai tacchi di nessuna misura. Avevo letto da qualche parte che, se uno vuole farsi ascoltare dagli altri, non deve alzare la voce, ma abbassarla; è questo che suscita autentica attenzione. Forse Veronica usava lo stesso espediente per la statura

-          Adrian pensava in modo logico e agiva in conseguenza del pensiero logico elaborato. Là dove la maggior parte di noi, temo, tende a fare il contrario: prendiamo d’impulso una decisione e ci costruiamo sopra un’infrastruttura di ragionamento che possa giustificarla

-          La mia esistenza si era sviluppata o solo accumulata?

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