martedì 20 marzo 2018

LE VENTI GIORNATE DI TORINO - Giorgio De Maria

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Scritto negli anni Settanta, rappresenta una grande innovazione e, probabilmente, una grande anticipazione dei tempi futuri in cui i social la fanno da padroni.
Le venti giornate di Torino non è un libro per tutti, bisogna dirlo. Realtà distopica , quasi onirica, in cui il protagonista decide di indagare (dopo anni dalle famose venti giornate) su ciò che "infettò" Torino in quel lasso di tempo. La gente soffriva d'insonnia in quei giorni e vagava per le strade in pigiama. L'aria era permeata da un forte odore d'aceto e neri giganti intonacati venivano fuori dal nulla per mietere le loro vittime con grande violenza, usando gli esseri umani come mazze da golf o  da baseball che venivano spappolate sui muri o sui momumenti.
Voci carpite attraverso un registratore , strani personaggi che scrivono lettere anonime a sconosciuti e una bizzarra biblioteca creata per far sì che ciascuno possa depositarvi i propri intimi segreti, i propri scritti tenuti nel cassetto, in modo che chiunque potesse fruirne leggendoli.
In un primo momento ho faticato ad entrare nel racconto, forse troppo astratto, quasi allucinogeno, ma, via via che si capiscono le allegorie( alla fine vi è anche un buon glossario che le spiega), tutti i pezzi vanno al loro posto e si riesce ad apprezzarlo appieno. Credo di poter affermare con certezza che si tratta di un romanzo geniale, ben scritto e, soprattutto, molto avanti per il tempo in cui fu partorito.

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